Counseling: “Relazione d’aiuto esercitata da una figura professionale che è il Counselor”.
Il Counselor è una persona che ha seguito un percorso didattico basato sullo studio di tecniche, ma anche un percorso di ricerca sulla propria conoscenza interiore e sulla continua evoluzione personale. Questo gli permette di acquisire una consapevolezza di sè stesso e dei metodi consentendogli, senza dispensare soluzioni, di aiutare gli altri nel trovare le risorse per uscire da situazioni disagevoli. IL COUNSELOR NON è UNO PSICOLOGO: NON si occupa della cura di patologie, ma lavora con i disagi quotidiani delle persone SANE che si trovano in una situazione di momentanea difficoltà relazionale.

"... E non finisce qui...", diceva il grande Corrado. :-)

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mercoledì 26 gennaio 2011

GIOCO "FACILE FACILE" - A COLPO D'OCCHIO.....






 Le scritte sono:
- allineate verso l'alto oppure
- convergenti fra di loro oppure
- parallele alla linea orizzontale?

SOLUZIONE:
In realtà le scritte sono parallele fra di loro. La linea obliqua rende un effetto ottico che ci fa apparire i testi in modo diverso da quello che sono.

Analogamente, quando affrontiamo un disagio che crediamo irrisolvibile, è perchè stiamo vivendo in una situazione nella quale c'è un elemento che distorce la nostra visione lucida. Uno dei compiti del counselor è proprio quello di porsi come uno specchio obettivo rispetto al cliente, il quale, attraverso il rimando, riscopre la vera entità del disagio stesso. Una volta riacquisita la visione lucida, il lavoro interiore verso la soluzione del disagio risulta più agevole.

mercoledì 19 gennaio 2011

COUNSELING E MEDIA-COMUNIC-AZIONE

Counseling: “Relazione d’aiuto esercitata da una figura professionale che è il Counselor”. Il Counselor è una persona che ha seguito un percorso didattico basato sullo studio di tecniche, ma anche un percorso di ricerca sulla propria conoscenza interiore e sulla continua evoluzione personale. Questo gli permette di acquisire una consapevolezza di sè stesso e dei metodi consentendogli, senza dispensare soluzioni, di aiutare gli altri nel trovare le risorse per uscire da situazioni disagevoli.
Alla base del counseling è il passaggio dal concetto di paziente, che subisce interventi dall’esterno, a quello di cliente, che è l’artefice principale del proprio cambiamento. Il counselor lo aiuta ad aiutarsi.Affinché ciò sia possibile il Counselor instaura delle condizioni quali:
a) Ambiente protetto, ovvero un luogo nel quale la persona si possa sentire libera di esprimere il proprio disagio, con la consapevolezza che tutto quello che esprimerà non sarà necessariamente rivelato al mondo esterno, ma rimarrà nel contesto creato all’interno dell’ambiente stesso;
b) Ascolto empatico e attivo: il counselor entra in contatto con il mondo interiore del cliente, senza identificarsi con esso, ponendosi come uno schermo bianco sul quale viene proiettato il disagio, poi lo rielabora e lo restituisce affinché il cliente sia in grado di continuare nell’esplorazione del disagio stesso;
c) Sospensione del giudizio: si lascia da parte il concetto di giusto e sbagliato, poiché la persona vive in un contesto sociale e in questo si relaziona. Il Counselor non esprime quindi giudizi su idee e comportamenti della persona, ma la aiuta ad agire in linea con il contesto nella quale questa si trova;
d) Accoglienza e Accudimento del cliente: in ogni momento il Counselor accetta il disagio del cliente e lo accompagna “dolcemente” alla risoluzione, rispettando tempi e modalità del cliente stesso.
e) Empowerment: basilare nella chiusura di ogni setting di Counseling, dove il cliente lascia lo studio del Counselor rinforzato e pronto ad affrontare il rientro nel proprio contesto sociale.
In questo modo fra il counselor e il cliente si stabilisce un’alleanza i cui confini sono stabiliti dal CONTRATTO. Il contratto è una tutela per entrambe le parti ed indica quali saranno gli obiettivi del lavoro, i tempi di svolgimento e le condizioni economiche. Il cliente ha sempre la possibilità di ridefinire o ridiscutere le condizioni contrattuali, anche con l’interruzione del rapporto, ma la volontà del cliente ad intraprendere la relazione di aiuto e l’essere parte in causa del contratto ne favoriscono la presa di responsabilità rispetto al lavoro che andrà a fare e alla risoluzione del disagio.

L’indirizzo di Counseling e Media-Comunic-Azione, è un sistema per cui il counseling è inglobato nella mediacomunicazione: ne deriva che questi particolari Counselors sono anche esperti in comunicazione e formatori.
 La mediacomunicazione è prima di tutto un sistema basato sul lavoro intrapsichico: conoscere le parti di sè che, basandosi sui concetti introdotti dal VOICE DIALOGUE , di per sé sarebbero in conflitto e lavorare perché queste parti vivano individualmente, ma serenamente fra loro. Nel momento in cui questo determina un equilibrio interiore, la mediazione diventa efficace anche con l’esterno: si può lavorare a livello intrapsichico e si porterà a modifiche nel modo di relazionarsi col contesto. Allo stesso modo, se si lavora sulla relazione considerando l’altro come specchio di sè, si modificherà il proprio equilibrio interiore. Le radici di questo sistema affondano anche in tradizioni antiche, sia orientali che occidentali. La mediacomunicazione non considera l’uomo solo come un sistema OLISTICO, e quindi l’integrazione di corpo, mente e emozioni, ma tiene conto di una quarta sfera: quella spirituale. Quest’ultima è una dimensione fondamentale dell’essere umano dalla quale non si può prescindere. Inoltre MEDIA è vistoanche nel senso dei mezzi in quanto questo indirizzo di Counseling crede in una pluralità di approcci e di strumenti (concetti psicologici di ENNEAGRAMMA, VOICE DIALOGUE, ANALISI TRANSAZIONALE, ANALISI DEL CICLO EVOLUTIVO, ma anche concetti di FILOSOFIA, BIOENERGETICA, BIODANZA, MEDITAZIONE ed altro). Da questo deriva il concetto fondamentale di originalità dell’intervento: si creano interventi ad hoc, non si applicano strategie preconfezionate.
Una caratteristica specifica che differenzia questo tipo di approccio dagli altri è la necessità di una integrazione fra MASCHILE e FEMMINILE:  ad una ispirazione e ad una emozionalità, base di ciò che è femminile, il Counseling M-C va a collegare un fare e un ragionare che è maschile. Solo la giusta integrazione delle due parti porta a un cambiamento: un eccesso di femminile porta dispersività, si vive dentro di sè senza più comunicare con l’esterno. Se al contrario si vive solo nel fare, e quindi nel maschile, si rischia di essere quasi in un automatismo.
Il Counselor M-C è una persona che continua ininterrottamente un percorso su di sé, attraverso la RICERCA. Si utilizza questo termine perché alla base di tutto questo viene esaltato il principio scientifico: c’è metodo e disciplina in quello che si fa. Da questo deriva il concetto di AZIONE, che in termini professionali diventa la capacità di definire delle strategie pratiche, operative, perché la trasformazione possa compiersi. E’ trasformazione e non è cambiamento, perché si parte dal concetto che non c’è nulla di sbagliato. Il concetto di base è che ognuno di noi evolve secondo un contesto, i mezzi e le possibilità del momento, creando quindi una sovrastruttura, nata per ragioni strategico-difensive rispetto alla vita. Questa sovrastruttura si compone di varie “energie” (o sub-personalità), ognuna delle quali va onorata e rispettata. Quindi nell’essere umano esiste tutto (non solo il disagio, ma anche tutte le risorse per superarlo) e nulla è connotabile come sbagliato. E’ una trasformazione, perchè al massimo si introduce in un sistema già esistente un elemento nuovo, ma quello che porta l’elemento nuovo è una riconsiderazione di ciò che sono le origini: si va a valorizzare quello che c’è, crescendo nel rispetto della propria natura. Questo concetto viene definito EMPOWERMENT: si osservano quali sono le risorse (conoscenze, informazioni, emozioni che sono già presenti nella persona, anche se eventualmente a livello inconscio) e le si fanno emergere, crescere e maturare. Tutto questo attraverso un principio importante per quanto riguarda l’AZIONE che viene denominato STRATEGIA: se non si supporta il lavoro di setting con un lavoro pratico, non potrà mai veramente esserci una trasformazione. Se la persona lavora solo sul setting, questa potrà anche fare un ottimo lavoro introspettivo, ma poi potrebbe ritrovarsi spiazzata e senza supporto nel momento in cui si riporta nel proprio quotidiano, quindi è necessario intervenire sulla destrutturazione di vecchi schemi e/o introdurre nuove abitudini.


Come detto prima, l’uomo è un sistema olistico e non è fatto a compartimenti stagni: la vera capacità non è quindi nemmeno quella di fare le sintesi, ma essere in grado di guardarsi continuamente dentro, ma anche di saper cogliere dall’esterno per arricchire la propria esperienza, con lo scopo della crescita interiore, che non finisce mai.